Cari colleghi musicisti, quello che troverete nei prossimi capitoli è il risultato delle mie riflessioni sulla Distonia Focale, che ho vissuto in prima persona per più di venti anni.
È importante che sappiate che non si tratta della relazione finale di una ricerca impostata con criteri scientifici, bensì della mia esperienza personale, condivisa con le persone che ho avuto la fortuna di avere al mio fianco.
Una ricerca scientifica ha delle regole precise relativamente a “popolazione”, “campionamento”, “metodo d’indagine”, “strumenti di misurazione” e così via. La raccolta dei dati produce delle statistiche, che vanno interpretate e comunicate in una relazione finale, che conclude l’indagine e dà il via a nuovi approfondimenti sullo stesso argomento o su altri vicini.
Lo scopo dei miei sforzi non era quello di produrre un lavoro d’indagine scientifica, bensì quello di uscire dall’incubo della distonia, attraverso una lunghissima serie di tentativi ed errori. Un breve riassunto della mia storia lo trovate in questo video.
Quelle che espongo sono opinioni, non verità scientifiche. E in quanto opinioni, cambiano nel tempo e con l’esperienza: rispetto alla prima stesura (2017), diversi capitoli hanno subito variazioni più o meno grandi.
L’urgenza di creare questo sito e, soprattutto, il “Programma distonia focale del musicista” nasce dalla gioia di condividere con voi le mie riflessioni e la mia esperienza, in quanto ha funzionato con me e sta avendo buoni risultati con le persone che si sono affidate a me.
È altresì importante che sappiate che quello che propongo non è un “metodo” nel senso tradizionale del termine. Non ho ideato un protocollo da seguire come avviene spesso nelle cure mediche. Il punto fermo è l’interazione fra le sessioni di Grinberg “puro”, cioè quelle nello studio del practitioner, e le sessioni con lo strumento, in cui si portano sullo strumento stesso le acquisizioni fatte nello studio del practitioner.
Non ho degli esercizi predefiniti: gli esercizi vengono dall’osservazione ed interazione con la persona. In alcuni fortunati casi, vengono dalla persona stessa che, avendo iniziato a prendersi cura di se stessa, “sente” cosa le manca e come colmare questa lacuna.
Un’ultima osservazione importante. Non ho ancora conosciuto persone che, indipendentemente dal percorso di recupero seguito, siano uscite dalla distonia in maniera da poter dire: “Nemmeno me ne ricordo più!”. Non so se questo sia possibile.
Quello che so, per esperienza personale, è che si può tornare ad amare il proprio strumento ed avere una vita concertistica soddisfacente. Io ho nettamente migliorato la mia tecnica rispetto al periodo precedente alla distonia, e penso che molti, se armati della giusta motivazione, ci possano riuscire.